IL MUSEO NAZIONALE DI STORIA DELL’ARTE SANITARIA
Il Museo nasce su idea del generale Borgatti, dei professori Capparoni e Carbonelli organizzatori della mostra avente per tema “Le Arti Sanitarie” allestita in occasione dell’Esposizione Internazionale del 1911 indetta per il 50°anniversario dell’unità d’Italia a Roma che si tenne in Castel S. Angelo. Essi vollero rendere permanente il significato della rassegna proponendo la storia quale presupposto per documentare l’evoluzione nei tempi dell’arte di curare dei medici, dei chirurghi, degli alchimisti, degli speziali poi divenuti farmacisti. Il Pio Istituto S. Spirito fornì la sede del Museo che sotto l’egida dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria fu inaugurato nel 1933. Insieme all’esposizione di vario strumentario chirurgico, materiale iconografico didattico, preparati anatomo-patologici, vasi e vetri artistici di spezieria, sono ricostruiti una farmacia del XVII secolo ed un laboratorio alchimistico. L’allestimento è rimasto pressoché immutato nel corso degli anni; l’insieme delle raccolte è cristallizzato nell’impianto museografico secondo le concezioni degli anni ’30 mantenendo ancora oggi l’aspetto di una raccolta di collezioni personali concesse in donazione. La valenza storica di questo museo si fonda sulla potente forza evocativa che suscita nell’immaginazione l’oggettistica esposta nella quale con gli ambienti ricostruiti nelle loro fatture, forme e scopo originali, si ravvisa un interessante aspetto estetico. Il Museo è distribuito tra nove ampi locali il più grande dei quali è la sala Alessandrina adibita a sala convegni, al piano superiore ci sono la Sala Flaiani con i reperti recuperati dell’antico museo del Santo Spirito, la sala Capparoni, la Sala Carbonelli, la ricostruzione della farmacia del XVII sec e del Laboratorio alchemico. Nell’excursus che segue vengono segnalati i principali contenuti esposti.
SALA ALESSANDRINA
Così chiamata perché costruita tra il 1665-67 dal papa Alessandro VII Chigi per essere adibita al ricovero dei feriti, e denominata “Ospedaletto per feriti”. Alle sue pareti laterali e a quelle delle prime rampe dello scalone si ammirano opere a stampa colorate a mano, eseguite da Antonio Serantony all’inizio dell’800 sotto la guida scientifica di Paolo Mascagni (1752-1815) famoso anatomista. Sulla parete di sinistra sono appesi dei dipinti ad olio di ignoto del sec XVII appartenenti a Guglielmo Riva (1627-1677), celebre anatomico e chirurgo dell’ospedale romano della Consolazione. Rappresentano il sistema linfatico, il cervello, il fegato ed una donna.
SALA FLAJANI
Si accede salendo uno scalone dove sono collocati busti di medici illustri. La sala è Intitolata al chirurgo Giuseppe Flajani che nel 1771 fu il primo direttore del Museo Anatomico del Santo Spirito andato distrutto con la ristrutturazione dell’ospedale alla fine del sec. XIX. La sala conserva esclusivamente ciò che apparteneva all’antico Museo Sistino, rappresentato principalmente dalla Collezione delle Cere ad uso didattico, da un impressionante campionario di deformità natali e da differenti alterazioni morbose documentate da preparati anatomo-patologici a secco. La preziosa Collezione delle Cere fu donata dal cardinale Francesco Saverio de Zelada ed è composta dallo “studio ostetrico” dell’utero nella gravidanza a grandezza naturale nei differenti stati e casi di presentazione del feto alla nascita in modo fisiologico ed anomalo, e da una serie di preparazioni anatomiche che rappresentano plastici generali del corpo umano con dettagli di organi interni. Sono riproduzioni di grande qualità artistica. Si osservano un lettino da parto ed una sedia a rotelle per gravide del secolo XVIII. Nella sala vi è un monumentale tempietto: La Macina della China risalente alla fine del XVIII secolo realizzata su disegno di Giovan Battista Cipriani da Siena che, verso la fine del ‘700 disegnava e incideva a Roma vedute della città, disegni per architettura, strumenti d’ingegneria e perfino artistiche trappole per topi. La Macina era uno strumento in cui si triturava e conservava la corteccia di china utilizzando l’acqua proveniente dalla fontana di sinistra di Piazza San Pietro; essa è la testimonianza del fatto che l’Arcispedale di Santo Spirito in Saxia fu nel Seicento il principale centro per la diffusione della polvere di china per la cura della malaria. In una teca è conservato un cranio attribuito a Plinio il Vecchio.
SALA CAPPARONI
Al centro della sala un modellino dell’Ospedale di Santo Spirito. Nelle vetrine si possono osservare una raccolta di ex voto etruschi, romani, greci e moderni che dimostra come fìn dall’antichità i problemi legati alla salute fossero trattati anche sul piano della magia e della religione, quindi tutta una serie di ferri e oggetti tra cui sono da notare: una statuetta in avorio raffigurante una “Venere anatomica” (sec. XVII) e un “putrefatto” in cera in cassetta di legno a forma di bara (sec. XVII). Un clistere in avorio, antichi speculum, e vari strumenti chirurgici dall’epoca paleolitica e romana sino al tardo settecento. Proseguendo abbiamo una collezione di 9 farmacie portatili (XVII-XIX secolo) usate medici e benestanti che nei lunghi viaggi, non tralasciavano di portare con sé i medicamenti accompagnati dal relativo foglietto illustrativo; una di queste è appartenuta a Lord Byron. Altri reperti interessanti e preziosi sono il Corno di Liocorno che è in realtà un dente di un cetaceo: il narvalo. Il liocorno era un animale immaginario simile ad un cavallo con questo lungo corno in fronte considerato sino al secolo XVIII un valido rimedio contro ogni veleno. Era molto ricercato anche contro l’ubriachezza, l’epilessia, le convulsioni nelle febbri pestilenziali. Altro reperto d’interesse Il Bezoar, un calcolo che si forma nello stomaco di ruminanti, questo sembra appartenere ad un cammello o a un lama, molto usato nel ‘500 perché ritenuto anch’esso antidoto per gli avvelenamenti. Altre reperto da rilevare una Corona di Ferro spagnola per la cura delle nevralgie del capo. Veniva messa sulla testa del sofferente per farlo guarire. Nelle altre vetrine si trovano strumenti di chirurgia in particolare di quella oculare e per estrazioni dentarie e vetri di farmacia. Infine in un cestino sono conservate come reliquia le fasce usate per medicare le piaghe alle gambe di San Camillo de Lellis.
SALA CARBONELLI
Troviamo la cattedra del Lancisi con scaletta di accesso dalla quale G. M. Lancisi teneva le lezioni di medicina. Proseguendo nelle vetrine troviamo strumenti che servivano all’antico chirurgo per eseguire gli interventi più comuni: trapani per poter effettuare operazioni sul cranio, seghe per amputare gli arti andati in cancrena Di seguito una collezione di microscopi di varia forma ed epoca (XVII-XIX secolo) ed una raccolta di occhiali del XVI e XVII. Tra le curiosità, la mano di una bimba tredicenne perita di meningite nel 1881 e “metallizzata’ da Angelo Motta morto portando con sé il segreto della metallizzazione dei corpi. La siringa di Moriceau per il battesimo intrauterino del nascituro in pericolo di vita. Nelle bacheche sono conservati molti strumenti ostetrici (forcipi) provenienti dall’Ospedale San Giovanni e donati da Papa Pio IX. In fondo della sala, ex voto e antichi strumenti rinvenuti a Pompei oltre a vetri e materiale da farmacia. In un’alta vetrina sono conservate due preparazioni veramente spettacolari. Si tratta di due preparati a secco del sistema nervoso centrale e periferico eseguiti da Luigi Raimondi nel 1844 e da Stefano Fattocchio. Sulla sinistra da osservare apparecchi per anestesia dei primi anni del XIX secolo. Si tratta di autentici cimeli: il primo, a cloroformio ed etere, fu costruito nel 1914 l’altro, tutto in nichel è uno dei primi modelli messi in commercio con l’avvento del protossido di azoto, con ossigeno ed etere in circuito chiuso. Un grande mobile in noce contiene l’armamentario chirurgico donato da Vittorio Emanuele II ad un reggimento di Granatieri in occasione della terza guerra d’indipendenza del 1866. Al centro della sala, in vetrine a leggio, sono conservati alcuni erbari del Settecento, medaglie, diplomi di aromatario o farmacista e di medico. Gli erbari testimoniano l’importanza che aveva nella cura delle malattie la conoscenza delle erbe medicinali, da cui attraverso i procedimenti di macerazione, distillazione, estrazione e spremitura si traevano i principi attivi distribuiti in Farmacia.
FARMACIA
Fedele ricostruzione di un’antica farmacia del XVII secolo. Un grande banco di legno massiccio è posto dirimpetto alla porta d’ingresso. Negli scaffali preziosi ed artistici vasi in cui si conservavano i principi attivi dell’antica farmacopea. Lo speziale troneggiava dietro il banco ed il medico spesso riceveva i suoi pazienti proprio in farmacia seduto al tavolo sulla destra. La Farmacia in quei tempi era un fondamentale presidio sanitario della rete assistenziale ove ci si recava per un primo soccorso.
IL LABORATORIO ALCHEMICO
E’ ricostruito un laboratorio alchimistico con un camino del Quattrocento, all’interno è collocato il tipico forno dell’alchimista l’athanor su cui poggia un alambicco e accanto c’è una cucurbita, una specie di distillatore. Il grande mantice serviva ad alimentare il fuoco. L’Alchimista usava molti strumenti in vetro per l’estrazione dei principi attivi dalle erbe che comportava l’uso di alambicchi, i matracci, le bocce, le storte, gli imbuti, i capitelli e le campane. Dal soffitto pende un coccodrillo impagliato, che fu spesso usato in antiche terapie proprio perché alla “curiosità” zoologica erano attribuite virtù mediche straordinarie. Sul muro si osserva la riproduzione della Porta Alchemica detta anche Porta Magica o Porta Ermetica o Porta dei Cieli, edificata dal marchese Palombara nella sua residenza di villa Palombara, quasi corrispondente all’odierna piazza Vittorio dove oggi si trova l’originale. Il marchese fece incidere simboli di una enigmatica carta che poteva far parte della collezione di testi alchemici donati da Cristina di Svezia al suo libraio Isaac Vossius,e che finirono nelle mani dell’erudito Athanasius Kircher, uno de gli insegnanti del cav. Borri a cui appartiene molto materiale del suo laboratorio allestito a Castel S.Angelo dove era prigioniero. Sull’Architrave in ebraico troviamo la scritta “RUACH ELOHIM” Spirito divino. Sulla soglia leggiamo “SI SEDES NON IS” che può essere letto da sinistra a destra (“Se siedi non procedi”) e da destra a sinistra (“Se non siedi procedi”). Infine un grande mortaio in pietra con serratura del settecento utilizzato per la preparazione e conservazione della Theriaca, una sorta di panacea le cui origini risalgono a Mitridate che la fece confezionare a scopo antivenefico, affinata da Andromaco medico di Nerone ed utilizzata sino alla fine del 700.